Workcation sponsorizzate: il nuovo benefit 2025
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Workcation: quando lavoro e vacanza diventano benefit aziendale
Nel 2025, sempre più aziende stanno abbracciando il concetto di workcation sponsorizzata: una formula che consente ai dipendenti di lavorare da località esotiche, con spese in parte o totalmente coperte dal datore di lavoro. Questo trend, accelerato dalla diffusione dello smart working, sta diventando uno strumento strategico di employer branding e retention del talento.
Secondo uno studio di Future Forum, il 78% dei knowledge worker desidera maggiore flessibilità sul luogo di lavoro. Le aziende più lungimiranti hanno colto il segnale, trasformando la flessibilità geografica in un vero e proprio benefit strutturato.
Perché le aziende finanziano le workcation
Employer branding e attrazione dei talenti
In un mercato del lavoro sempre più competitivo, offrire workcation sponsorizzate permette alle aziende di distinguersi. Secondo il report 2024 di Gartner, l’86% dei leader HR considera l’esperienza del dipendente una priorità assoluta. Un programma di workcation ben strutturato può diventare una leva decisiva per attrarre profili ad alta specializzazione.
Benessere e produttività
Lavorare da un resort a Bali o da un coworking vista oceano a Tenerife non è solo una questione di estetica. Studi di Harvard Business Review dimostrano che il cambiamento ambientale, se ben pianificato, aumenta motivazione, creatività e produttività fino al 34%. Le aziende che investono in workcation ottengono spesso risultati migliori in termini di performance e riduzione del burnout.
Riduzione dei costi operativi
Alcune imprese, in particolare nel settore tech e digital, stanno chiudendo parte degli uffici fisici per finanziare programmi di mobilità. Supportare un dipendente con 1500 euro al mese per lavorare da remoto in Thailandia può risultare più conveniente che mantenerlo in ufficio a Londra o Milano. Questo modello è già in atto in realtà come GitLab e Doist, 100% remote-first.
Come funzionano le workcation sponsorizzate
Modelli di sponsorizzazione
- Totale: l’azienda copre voli, alloggi, coworking e talvolta anche esperienze locali.
- Parziale: viene offerto un budget mensile o un rimborso spese fino a una certa soglia.
- Voucher: accesso a piattaforme convenzionate (es. RemoteYear, Hacker Paradise) con sconti aziendali.
Nel 2024, il 19% delle aziende tech europee ha già implementato uno di questi modelli, secondo una ricerca di Buffer.
Durata e policy
La durata media di una workcation sponsorizzata è di 2-4 settimane, con la possibilità di estendere fino a 3 mesi in modalità blended (parte ferie, parte lavoro). Le imprese definiscono policy chiare su fusi orari, sicurezza, accesso VPN, gestione dei dati e performance attese.
Destinazioni più richieste
Secondo i dati di Nomad List, le mete più popolari per il 2025 includono:
- Lisbon, Portogallo
- Chiang Mai, Thailandia
- Medellín, Colombia
- Madeira, Portogallo
- Playa del Carmen, Messico
Come candidarsi per una workcation sponsorizzata
Parla con HR e prepara una proposta
Identifica le policy interne: molte aziende richiedono una proposta scritta che includa:
- Durata e destinazione
- Organizzazione del lavoro e orari disponibili
- Connessione internet garantita e spazi di lavoro
- Obiettivi e KPI durante il periodo
Allega eventualmente referenze da precedenti esperienze di remote working.
Valuta gli aspetti fiscali e legali
Non tutti i paesi consentono il lavoro da remoto con visto turistico. Verifica le opzioni di visto per nomadi digitali e assicurati che la tua azienda sia coperta da un contratto di lavoro che consenta la mobilità internazionale temporanea.
Utilizza piattaforme di matching
Strumenti come Workfrom, Remote OK e Selina offrono pacchetti alloggio più coworking, spesso in partnership con aziende. Alcune realtà HR tech stanno lanciando anche portali interni per gestire le candidature workcation.
Il vantaggio competitivo delle aziende che ci credono davvero
Chi investe nelle workcation sponsorizzate non lo fa solo per moda. È una scelta strategica che ridisegna il rapporto tra lavoratore e azienda. I dati parlano chiaro: secondo FlexJobs, il 57% dei lavoratori remoti sarebbe più fedele a un’azienda che permette esperienze flessibili all’estero. In un mondo dove il talento è mobile, le imprese più innovative non aspettano il futuro: lo finanziano.
